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11 novembre/ Csf/ Porti aperti! Rotte sicure!

Rinfrancati dalla grande manifestazione per la Pace di Roma, a cui abbiamo partecipato insieme ad altre centomila persone e innumerevoli realtà collettive, venerdì 11 novembre alle 18,30 manifestiamo in piazza Grimoldi a Como, portando – come già abbiamo fatto altre volte – una barchetta di carta, da far navigare nelle acque “protette” delle vasche della piazza. Manifestiamo per pretendere che il Governo rispetti il diritto e i Diritti, e per denunciare come con il razzismo non si pagano le bollette, con il bullismo istituzionale non si ferma il cambiamento climatico, con la guerra tra poveri non si riducono le disuguaglianze, ma le si accrescono. Invitiamo tutte le realtà democratiche a unirsi a noi.

 

Alla fine, come era giusto e doveroso, tutte le persone salvate dai naufragi nel Mediterraneo dalle navi umanitarie sono scese a terra. Ma ciò è stato possibile solo perché una commissione medica ha valutato che le loro condizioni di salute li esponevano a elevatissimi rischi, mentre la presidente del Consiglio continua a tuonare che il governo proseguirà nella “difesa dei confini nazionali”.

È una storia sbagliata, questa dei salvataggi in mare, fin dalla sua causa scatenante: persone costrette a mettere a rischio la propria vita perché il loro diritto a migrare – pur sancito dal diritto internazionale – non viene riconosciuto, organizzazioni non governative costrette a sostituirsi alle nazioni nei compiti di salvataggio che le leggi internazionali impongono agli stati.

E poi: un ministro della Repubblica, con l’importante delega agli interni, che usa nei confronti di esseri umani tratti in salvo dalle onde del mare a cui negava il permesso di sbarco il termine di “carico residuo”, riducendole alla condizione delle merci e delle cose, tra le più svalutate.

Con l’insediamento del nuovo governo di destra guidato da Giorgia Meloni è ripresa la vergognosa spettacolarizzazione della disumanità ai danni delle persone migranti che attraversano il Mediterraneo centrale e delle ong che meritoriamente le soccorrono. Una disumanità che è stata la cifra più o meno latente dei vari governi di ogni colore politico che si sono succeduti alla guida del paese nell’ultimo decennio, ma che oggi è tanto più odiosa e insopportabile perché volta a distrarre l’opinione pubblica dall’inadeguatezza della politica nel far fronte alle drammatiche crisi del nostro tempo. Una disumanità che ormai pervade ogni aspetto della cultura politica dominante, fin nel linguaggio, e che mette a repentaglio la convivenza stessa della comunità.

Ancora una volta si fomenta la guerra del povero contro chi è ulteriormente più povero, mentre le gerarchie sociali responsabili delle sofferenze dei più non vengono neanche lontanamente messe in discussione. Ma gli anni molto duri che stiamo attraversando rendono evidente che cercare di impedire a pochi naufraghi disperati di approdare finalmente a un porto sicuro, come previsto dal diritto internazionale e nazionale, oltre che dalla legge del mare, non giova in alcun modo al popolo italiano, ma costituisce una mera crudeltà. [Como Senza Frontiere]

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